Un testo dove l'Io narrante, la figlia, si rivolge all'Io narrato, la madre.
Nella quarta di copertina troviamo scritto quanto segue: Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire.
Fin dalle prime righe questo libro ci parla di quello che potremmo definire l’anello di mezzo nella costituzione di ogni essere umano, ossia lo strato della vulnerabilità, quello che si trova tra le nostre protezioni e difese e la nostra essenza, quello in cui risiede la nostra innocenza, i desideri d’amore ma anche la paura d’aprirsi ed esporsi, dove portiamo le ferite o le cicatrici dei vecchi traumi. Dunque la fragilità che in un primo momento parrebbe riguardare solo alcuni dei personaggi, ben presto li caratterizza tutti, a ricordarci che ogni epoca della vita potrà presentare i suoi imprevisti, incidenti, anche brutalità.
“Eravamo giovani, ma non invincibili. Eravamo fragili. Scoprivo da un momento all’altro che potevamo cadere, perderci, e persino morire”.
Traendo spunto da un fatto di cronaca inerente un femminicidio accaduta diversi anni fa, viene narrata la storia di due amiche, Lucia e Doralice, cresciute insieme con i padri amici, fino ad una notte di estate dei loro 20 anni, dove scoprono la paura e la minaccia che si celano nel mondo, da cui la frattura che le scaraventerà nella vita adulta.
Lucia, cresce e diventa madre. Ad accompagnarla un sentimento di inadeguatezza che si estende al suo essere genitore, dai primi momenti di vita della figlia fino a quando la riscopre adulta, tra il desiderio di autonomia ed esplorazione e i tentativi, a tratti mozzati, di distacco.
Lucia viene raccontata come una donna di provincia, radicata alla stessa, con orizzonti modesti, mentre la figlia Amanda sogna di andarsene e si trasferisce a studiare a Milano che per lei rappresenta quell’altrove inesplorato. Quando Amanda ritorna forzatamente a casa a causa della pandemia, Lucia si stupisce di trovarla svuotata e cambiata, le appare vulnerabile. Rivede sé stessa da giovane, ferita e fragile. Anche per la figlia il luogo della speranza si è rivelato essere un luogo di paura e un episodio di violenza anche qui ha fermato tutto, catapultandola nella realtà, segnandola in quel percorso che è la vita, fatto anche di crepe, delusioni e indecisioni.
Attraverso questa narrazione allora sono diversi i temi che vengono toccati:
Credo che questo libro a tratti resti incompiuto. Allora il messaggio non potrebbe forse essere l’invito a riconoscere ciascuno la propria fragilità, attraversala, forse narrarla? Suggerendoci che ciò a cui aspirare potrebbe essere una relativa autonomia e una relativa dipendenza, così che la nostra esistenza non rimanga solo pensiero e frustrazione, poiché la capacità di vivere con e nelle relazioni appare costitutivo dell’essere umano, dell’essere vivi.
Traendo spunto da una lettera realmente
scritta per un'amica e neomamma, Igbo, che le aveva chiesto come
crescere una bambina femminista, l’autrice amplia tale contenuto con un testo
che potrebbe rivolgersi con la stessa efficacia a una donna di un’altra cultura,
formazione, status sociale. Affronta con leggerezza e chiarezza i temi più
importanti della questione femminile, senza la pretesa di fornire una
narrazione esaustiva ma con l’intento di scrivere "una lettera onesta e
pratica".
Adichie ha la capacità di liberare la parola “femminista" dalle realtà sociali e dai costrutti comportamentali che ne derivano per parlare prima di tutto di identità e di umanità.
Sebbene possano essere innumerevoli
e spesso condivise le domande che un neogenitore si pone nel momento in cui nasce
un figlio,
nel diventare genitori di una bambina le domande rimangono le stesse ma
richiedono una differenza di sguardo che non vuole ampliare il solco delle
diversità tra uomini-donne ma colmarlo attraverso la consapevolezza e la
riflessione.
I quindici consigli appaiono come tappe concrete della crescita di una donna, che consentono di affrontare temi e introdurre significati quali:
L’autrice invita ad allontanarsi dalle rigide alternative binarie che continuano a introdurre limiti (madre/non madre; donna sposata/donna sola; donna in carriera/donna di casa…) esortando alla consapevolezza che non c'è nessun ruolo predefinito per vivere la nostra vita.